Le prove che danno, ossia i fenomeni medianici, sono di due specie: intellettuali e fisici. Queste due specie non sono mai del tutto separate, o almeno in questo caso non si può dire che siano fenomeni medianici; così la intuizione di un pensiero, se sola, non ci darebbe nemmeno il pretesto di attribuire questo pensiero ad una intelligenza fuori della nostra; e il moto di un tavolo senza causa apparente non darebbe alcun diritto a supporre che la causa occulta di questo moto fosse un'intelligenza. Pure questi fenomeni si possono distinguere in due classi in quanto talvolta predomina l'aspetto fisico e talvolta l'intellettuale; per es. nella scrittura automatica di un medio il più importante è il contenuto intellettuale dello scritto, mentre nella scrittura diretta, (cioè nella scrittura senza le mani del medio), il più importante è il fenomeno fisico.
Vediamo prima le prove intellettuali o psicologiche. E cominciamo colla più debole di tutte, che è appunto la più frequente. Sia un medio scrivente, il quale riceve comunicazioni da un'intelligenza occulta, la quale asserisce di non essere quella del medio, ma non dice nemmeno di essere quella di un defunto; o asserisce d'esser quella di un defunto, di cui però non vuol dire il nome: o dice il nome del defunto, ma rifiuta di dar prova della sua identità con lui. In questo caso noi dobbiamo dire che, sebbene sia possibile che la comunicazione venga da un defunto, è molto meno improbabile che venga dall'incosciente del medio, perchè l'ipotesi dell'incosciente del medio è molto piú naturale (ossia si scosta molto meno da ciò che già sappiamo o crediamo della natura) che quella dello spirito di un defunto; e perchè il medio si vede e lo spirito no.
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