Ma allora, piuttosto che ammettere uno spirito, si ammette una specie di chiaroveggenza dell'incosciente del medio. Dunque fermiamoci a discorrere della chiaroveggenza.
XXI.
Io vorrei parlare brevemente della chiaroveggenza e delle altre cognizioni magiche; ma vorrei anche parlarne chiaramente; perciņ prego il lettore di distinguere attentamente con me tre questioni diverse: 1° quali si possono chiamare cognizioni magiche; 2° se siano possedute sempre e soltanto dalle intelligenze che si manifestano negli esperimenti spiritici; 3° quale conseguenza si possa dedurne sulla natura dell'intelligenza occulta. Ossia tre cose: la definizione, i fatti e il ragionamento.
1. Chiamo cognizioni magiche queste:
La lettura del pensiero, anche della memoria (cose che possiamo ricordarci, ma a cui non pensiamo), anche della memoria latente (cose sapute di cui non possiamo ricordarci), anche del pensiero a distanza (cui corrisponde per parte del pensante la suggestione mentale, anche involontaria, anche incosciente, anche a distanza);
la chiaroveggenza, ossia la visione senza luce, la visione attraverso la materia (come la lettura di una lettera in una busta chiusa, o in una scatola), la visione o udizione a gran distanza;
il presentimento del futuro (che in molti casi si riduce a visione a distanza, per es., quando si presente l'arrivo di qualcuno; o anche la lettura del pensiero, indovinando l'intenzione);
la cognizione del passato senza l'aiuto della memoria o della testimonianza, col solo filo conduttore di qualche cosa che abbia avuto rapporto colla cosa passata;
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Chiamo
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