la cognizione delle malattie mediante la vista interna dell'organismo (che si riduce a visione attraverso alla materia); la sensazione dei medicinali a distanza, (osservata da un pezzo dal Buchanan e recentemente in Francia da Bourru e Burot), che è in fondo una sensazione chimica a distanza, analoga alla sensazione delle dosi omeopatiche; l'istinto dei rimedî.
Non cito esempi che servano a spiegare i termini che ho adoperato ora, perché poco o tanto sono generalmente compresi, e perchè andrei troppo per le lunghe, e perchè sarò obbligato a citarne qualcuno più innanzi. Faccio invece osservare che questa specie di cognizioni, cioè il sentire anche il pensiero, il vedere anche traverso alla materia, anche a grandi distanze nel tempo e nello spazio, hanno questo carattere comune, che sono cognizioni che non si possono avere cogli organi sensibili. Chiamo dunque cognizioni magiche il vedere senza occhi e l'udire senza orecchi.
2. Ora i fatti, in breve son questi: Le testimonianze sono troppo numerose e concordi e oneste perché si possa negare che le intelligenze occulte hanno dato talvolta prova di possedere questa specie di cognizioni. Non credo di esser obbligato a citarne: poche non convincerebbero; tutte, esigerebbero un volume; mi contento di rimandare per alcuni esempi all'Aksàkow(45). Ma per ragionar giusto bisogna che teniamo conto anche di questi altri due fatti il primo è che le intelligenze che si manifestano col tavolo, la planchette o la matita, non danno queste prove di cognizioni magiche se non molto raramente; in generale non vogliono darne; e quando ne danno, si riscontrano, nella maggior parte dei casi, completamente false.
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