Non c'è dunque che continuare ad interrogarla per giudicarne da quello che dice; ossia non si possono domandare che prove intellettuali.
Prima di esaminare queste prove intellettuali, devo premettere che, e per quanto so dalla testimonianza altrui, e per quello che ho potuto constatare colla mia poca esperienza, le prove soddisfacenti per chi, senza esser uno scettico, è però un critico, sono rare. Ma ce ne sono.
Prima di esaminarle, domandiamoci ancora qual criterio dobbiamo seguire nel giudicare se siano soddisfacenti o no. Noi non dobbiamo certo pretendere, come fa qualche sperimentatore novellino, che uno spirito, perchè non ha più corpo, debba saper tutto. Noi domanderemo anzi tutto che le risposte si possano attribuire al defunto, cioè che non siano in contraddizione con ciò che noi già sappiamo o possiamo verificare intorno a quel dato defunto. Poi domanderemo che non si possano attribuire al medio. Anzi, siccome abbiamo ammesso che l'ipotesi dell'incosciente del medio è più naturale che quella dell'intervento dei defunti, domanderemo che non si possano attribuire nemmeno all'incosciente del medio, e perciò che non siano creazioni originali dell'immaginazione, ma cognizioni di fatti, che il medio non possa aver saputi e poi dimenticati. Anzi, siccome l'Hartmann attribuisce all'incosciente del medio le cognizioni magiche dei sonnambuli, così domanderemo che nel contenuto o nella forma della comunicazione ci sia qualche caratteristica del defunto che sia ignota al medio e che il medio non possa nemmeno scoprire colla chiaroveggenza.
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Hartmann
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