Ma ammettiamo pure che un sonnambulo faccia anche questo; ciņ non servirą a spiegare il linguaggio del medio, ma sarą un altro mistero da spiegarsi come il linguaggio del medio. Ossia se il sonnambulo o medio parla una lingua che non ha imparato nč in questa vita nč nell'altra, se non puņ averla ereditata, e se non puņ esser mago a tal segno da imparare istantaneamente una lingua da un cervello presente o lontano, resta soltanto una di queste due ipotesi o che abbia il meccanismo della parola cosģ delicato e sensibile da poter essere adoperato bene anche dall'incosciente di un'altra persona, o che sia un sonnambulo magnetizzato da uno spirito, cioč, come dicono gli Inglesi, un medio controlled da un defunto.
3° Veniamo alle prove d'identitą fornite colla scrittura. In queste conviene distinguere due gradi. Ve ne sono di quelle che convincono come le precedenti; ma ve ne sono di quelle che convincono, o dovrebbero convincere, molto di pił. Alla prima classe appartengono le comunicazioni scritte da bambini di due anni, di un anno, di sei mesi, di nove giorni, per le quali rimando all'Aksįkow (p. 405-420). Vi appartengono pure le comunicazioni nelle quali l'intelligenza occulta si manifesta con alfabeti ignoti al medio, come quello dei sordo-muti (Aksįkow, 66o-661), o coll'alfabeto telegrafico (Aksįkow, 443.445) o scrive il suo nome in caratteri indiani (v. il Light, 15 febbraio 1890), o scrive a Londra, colla lingua e la scrittura di una delle isole del mare del Sud, una comunicazione che non si riesce a decifrare se non coll'aiuto di un missionario (Wallace, ed. francese, p. 369). In tutti questi casi la prova non č maggiore che in quello della Laura Edmunds; perchč lo scrivere senza aver imparato, lo scrivere con un alfabeto che non si č imparato, in una lingua che non si č imparata, provano sempre (come il disegnare o il suonare uno strumento senza aver imparato, per es.
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