Per esempj di scrittura autentica dei defunti si veda Aksàkow (p. 666, ss.). Io citerò invece un esempio che mi fornisce il Rossi-Pagnoni, uno dei più vecchi e coraggiosi spiritisti. Il Rossi-Pagnoni dice dunque che la sua scrittura ordinaria è brutta e sempre la stessa; che quando invece scrive automaticamente, cambia scrittura secondo le comunicazioni; che quando uno spirito ritorna, spesso inaspettato e dopo lungo tempo, ritorna colla scrittura della prima volta. (Noto tra parentesi che questo l'ho verificato io con due medii scriventi). Egli aggiunge che tuttavia, coll'incomoda scrittura automatica, ha scritto quache volta con una bella calligrafia, che non saprebbe riprodurre scrivendo liberamente. Tutto ciò proverebbe soltanto che non era lui che scriveva, ma non che chi scriveva fosse un defunto. Ma questa prova l'abbiamo poi nelle dichiarazioni firmate da quelli che hanno riconosciuto il carattere dei defunti loro amici. Tra le altre v'è quella di un maestro di calligrafia. Egli dichiara di aver pregato il Rossi-Pagnoni di chiamar a scrivere il defunto suo maestro Luigi Brunetti, e di aver avuto in sua presenza per mezzo del Rossi-Pagnoni una comunicazione scritta; nella quale il carattere e la mano del suo maestro erano chiaramente visibili; e si firma Cletto Masini, maestro di calligrafia e di contabilità nella R. Scuola tecnica di Pesaro.
Un'altra la citerò per intero, ritraducendola da una traduzione inglese (nei Proceedings, ecc. V, 552), non avendo sott'occhio il testo italiano: «Il mio caro amico Ercole Artazú, ora morto da più anni, era un buon scrivano, e figlio di Luigi Artazú, impiegato municipale e maestro di calligrafia, morto da lungo tempo.
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