Ma la tradizione conosce altre due specie di apparizioni, prodotte dalla volontà, cioè dalla magia, poichè la magia, secondo la giusta definizione del Kiesewetter, non può essere che l'esercizio volontario della forza psichica, delle facoltà latenti nello spirito umano, e non ancora sviluppate coll'esercizio. Una di queste apparizioni magiche è l'apparizione volontaria. Si racconta che alcuni, mentre sognavano, siano apparsi a gran distanza, e vi abbiano fatto precisamente ciò che sognavano di fare; per tacere dei casi antichi, per esempio di quel filosofo (di cui credo che parli Sant'Agostino), il quale una sera ebbe la soluzione di un dubbio dal fantasma di un suo amico, mentre il suo amico stava a casa propria, dormendo, e sognando precisamente di dargli quegli schiarimenti, rimando il lettore al caso moderno del Wilson, raccontato dall'Askàkow, (p. 631, ss.), e sopratutto al caso più recente, più strano e più autentico, raccolto da un giornale che può dirsi del Richet, cioè dagli Annales des sciences psychiques; è il caso della signora Wilmot, la quale si addormenta, in America, inquieta per suo marito che era in alto mare, tornando dall'Inghilterra; essa sogna di rintracciare il suo bastimento, di aprir la porta della sua cabina, di soffermarsi vedendo uno straniero sveglio, di accostarsi a suo marito dormente, e di fargli un bacio; intanto suo marito sogna che essa viene e lo bacia; e quando si sveglia, il suo compagno di cabina, persona seria, che stava guardandolo, gli dice: «bisogna esser un fortunato mortale, per ricever di queste visite in questo luogo ed a questa ora!
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