Hanno ragione, ma non tanto quanto credono. Certo quest'idea sarebbe ridicola se l'Hartmann e il Wittig supponessero nella lastra fotografica un'allucinazione nel senso ordinario della parola, ossia che la fotografia fosse un effetto dell'immaginazione esaltata della lastra fotografica; perciò ho detto che la fotografia prova che gli astanti non hanno un'allucinazione propriamente detta, cioè tutta interna; che deve esser prodotta in parte da un'impressione che viene di fuori. Ma quest'impressione può essere appunto il pensiero del medio, voglio dire le vibrazioni eteree che esso ha provocato. Quindi il professor Jaukowski non è poi nell'assurdo allorchè dice: «Perchè in certi casi il cervello non potrebbe far ciò che fanno i raggi solari? Il cervello vive pure dei raggi solari!». Si vuol dir dunque che le stesse vibrazioni eteree che nei cervelli degli astanti producono un'allucinazione, nella lastra fotografica agiscono sullo ioduro d'argento in modo da produrre un'immagine simile a quella veduta dal medio; così nel fonografo riprodurrebbero la voce che il medio crede udire, e via dicendo. Se la fotografia produce nè miei occhi e quindi nel mio pensiero una data immagine, è possibile, almeno teoricamente, che il pensiero di quella immagine (quando sia forte abbastanza, cioè quando la ampiezza delle vibrazioni sia sufficiente), la riproduca sulla lastra. Infine non si tratterebbe che della trasformazione di un'energia in un'altra.
Ma consideriamo un pò una sesta specie di apparizioni; i fantasmi dei defunti hanno più volte distribuito agli astanti dei pezzi di stoffa delle loro vesti; il Crookes ha tagliato al fantasma di Katie King una ciocca di capelli, assicurandosi che erano attaccati alla nuca.
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