Ricapitoliamo ciò che abbiamo detto in questi due capitoli sull'ipotesi che i fenomeni fisici dello spiritismo si spieghino colla forza psichica, cioè coll'azione fisica a distanza del pensiero incosciente:
la forza di quest'ipotesi deriva specialmente dalla poca naturalezza dell'ipotesi spiritica; ma per sè non avrebbe altri appigli nell'esperienza che questi tre: che in casi eccezionali, per esempio in punto di morte, il pensiero può fare a distanza alcuni atti che normalmente possiamo fare soltanto colle nostre membra, come spegner un lume, suonare un campanello, al massimo scrivere una lettera; che le energie si trasformano le une nelle altre, e quindi, se il pensiero è un movimento molecolare del cervello, quest'azione motrice a distanza del pensiero potrebbe essere una trasformazione dell'energia cerebrale; finalmente che il pensiero può essere incosciente, e quindi che un cervello potrebbe esercitare quest'azione motrice a distanza anche pensando incoscientemente;
ma attribuire un moto a distanza ad un desiderio incosciente, cioè ad un desiderio di cui, per definizione, nessuno può sapere se ci sia, è attribuirlo ad una causa molto ipotetica;
e l’attribuirlo ad un desiderio incosciente mentre tutti crediamo aver osservato che non si fa una cosa desiderata senza saper come si fa, o almeno sentir che si fa, o almeno sentir che si desidera, non sembra suggerito dall'esperienza;
e l'attribuire a un desiderio incosciente del medio fenomeni contrarj alla volontà cosciente del medio (e ne ho dato esempj) non sembra conforme all'esperienza;
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