Egli č vero che qualche volta qualcuno la slega; ma essa č la prima ad avvertircene e domandare la luce.
3° Per prendere, nell'oscuritā completa, dietro domanda, gli occhiali di uno degli astanti e darli ad un altro, senza andar a tastoni, nč romper vetri, nč mettere un dito in un occhio, - per mettere sul tavolo un catino pieno d'acqua, o un secchio di paraffina disciolta nell'acqua calda, senza offendere, anzi senza bagnare nč toccare alcuno, - e per altri simili atti bisogna vederci perfettamente. E infatti il signor Torelli ammette la nictalopia dell'Eusapia. Ma la nictalopia che intende lui non esiste. I nictalopi ci vedono meglio nel crepuscolo, ma nell'oscuritā completa nessuno ci vede.
4° Per mettere sul tavolo un catino pieno di creta in cui avevamo domandato l'impronta di un volto, e poi anche la sedia che lo sosteneva e che pesa dieci chili, e questo senza muovere la persona, come se mettesse sul tavolo una scatola di zolfanelli, la mano libera dell'Eusapia deve aver una forza molto anormale.
5š Per toccare, non soltanto i vicini, come asserisce il signor Torelli, ma anche persone al terzo e al quarto posto, anche una signora che si era seduta su un sofā lontano dal tavolo, appunto per non essere toccata (come fece a Napoli), - per portare ed agitare un ventaglio sino al soffitto (come fece nel giugno 1891 in casa del dottor Barbieri), - per tirare in sų un tamburello, mentre un uomo abbastanza alto, posto a destra dell'Eusapia, colla mano destra alzata voleva tirarlo in gių, - bisogna che il braccio libero dell'Eusapia possa allungarsi di tre metri almeno.
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