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      I negoziatori frattanto ponevano in opera ogni mezzo per indurli a un abboccamento; ma tutto fu inutile, imperciocchè l'uno, scrive piacevolmente il nostro Aretino, come animale acquatico, non voleva mai abbandonare il lido; l'altro, come animale terrestre, non vi si voleva avvicinare10. Laonde i negoziatori praticarono cose assai, e non ne conclusero alcuna11.
     
      Leonardo, mantenuto nel suo ufficio, accompagnò il pontefice a Siena e a Lucca. I due papi frattanto si accusavano di essere cagione che lo scisma si prolungasse; ma l'accusa che a vicenda si lanciavano era dagl'imparziali mossa ad entrambi; imperciocchè nè l'uno nè l'altro fecero alcun atto che palesasse sincero desiderio di riconciliazione e di pace, ma attesero ad eccitare nuovi scandali e nuove divisioni. I miseri pretesti che allegavano per ricusare un luogo qualunque di riunione, facevano chiara testimonianza che a dividere non già a riunire la Chiesa segretamente operavano. Mentre fervevano queste gare vergognose e indegne di uomini rivestiti di quella dignità, i cardinali staccatisi dall'uno e dall'altro convennero a Pisa, dove onorevolmente accolti dalla repubblica fiorentina, intimarono un concilio, invitando i due pretendenti a presentarsi. Eransi Firenze e Venezia adoperate con ogni potere presso Gregorio XII, e il re di Francia presso Benedetto XIII, per indurli ad abdicare; ma oltre l'ostinazione dei due pretendenti, forte ostacolo ai loro sforzi opponeva Ladislao di Napoli, il quale cercava di prolungare a vantaggio della sua ambizione l'anarchia morale e politica d'Italia.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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