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      Rimessosi in Firenze, tutto si dedicava ai prediletti studi da gran tempo intermessi, contento di avere finalmente lasciata la curia e le cose curiali, e di trovarsi riparato in un porto pieno di dolcezza e di amenità23. Allora fu che si accinse con ardore infaticabile a scrivere la storia di Firenze; e quantunque in sul primo si dicesse pentito di avere intrapreso un lavoro pel quale richiedevansi infinite ricerche e fatiche, e che reputava superiore alle sue forze, pure col lungo studio e col tenace e forte volere superate le difficoltà, in breve tempo lo compiva24. Di tale sua degna e lunga fatica ebbe poi dal governo della repubblica larga e onorevole ricompensa, imperocchè questi non solamente lo onorava della cittadinanza, ma accordavagli altresì immunità e una certa quantità di censo da passare ne' figliuoli. Di tali onoranze e beneficii egli andò debitore in gran parte a Cosimo de' Medici, che non lasciava mai di onorarlo e favorirlo. Rinunziò egli allora per sempre al pensiero di tornare nella corte romana, e fissò in Firenze stabile dimora.
     
      Quivi, mentr'ei si godeva nella quiete degli studi, l'amico suo Poggio, approfittando dell'ozio che gli lasciava la vacanza della sede pontificia, intraprese un viaggio di non lieve importanza per le lettere. Diedesi a percorrere le vicinanze di Costanza in cerca di antichi manoscritti di classici, desideroso di redimere dalle mani dei barbari le preziose reliquie dell'antica sapienza, che l'incuria e l'ignoranza di oziosi frati lasciava miseramente perire.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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