e soggiungeva parergli mille anni di tornarsene a Roma, dove avrebbe saputo vendicarsi di una città che in così indegno modo vilipendevalo29.
Quantunque l'aperta parzialità per Braccio avesse grandemente inasprito l'animo del papa, pur nondimeno questi costretto a cedere alla necessità, accettò i buoni ufficii del governo, e col suo nemico si pacificò. Gli accordò titoli, onori e il governo di molte città, mentr'egli in compenso consentì a mettere la sua spada ai servigi della Santa Sede: portò le armi contro i ribelli compagni suoi, rimise in potere del papa Bologna, che avea poc'anzi rivendicata sua libertà, ristabilì dappertutto la tranquillità e la quiete; onde Martino potè nel settembre del 1420 rientrare in Roma senza pericolo. Indi a poco porsesi al papa opportuna occasione di vendicarsi di Firenze, ed ei la colse avidamente, dandosi a fomentare le dissensioni insorte tra la repubblica e il duca di Milano, che fatto certo del favore di lui portò in Toscana le sue armi. Ne seguì una lotta ostinata e sanguinosissima: i Fiorentini, disfatti nel primo impeto, furono costretti a chiedere l'assistenza e la mediazione del pontefice per ottenere men dure condizioni di pace. Il vedersi dinanzi quei fieri uomini umiliati e supplicanti pareva che avesse dovuto far cadere dal suo animo ogni risentimento; ma per contro egli non solo ricusò d'interporre i suoi buoni uffici, ma mentre protestava da un canto di volere rimanersi neutrale, continuava dall'altro ad incitare ed accendere in segreto l'ambizione e l'orgoglio del duca.
| |
Roma Braccio Santa Sede Bologna Martino Roma Firenze Milano Toscana Fiorentini
|