Alcuni documenti risguardanti questa pace, di cui il Bruni cominciò le trattative, io già pubblicava per la prima volta nell'Archivio Storico, e sono l'Istruzione data agli ambasciadori, due Lettere ai medesimi della Signoria, e la Relazione che Leonardo fece al ritorno31.
Poco tempo prima di questa ambasceria, i vincoli dell'intima e cordiale amicizia che sino dalla prima giovinezza era passata tra Leonardo e Niccolò Niccoli, furono da lievissima cagione rotti, con grande dolore di tutti gli amici. Giovanni, fratello minore di Niccolò, viveva con una sua donna insieme al fratello, il quale per la continua dimestichezza fu preso fieramente alle grazie di lei, che sfacciatissima poneva ogni industria nell'adescarlo. Tenne con lei per alcun tempo secreta intelligenza e vissero in disonesti amori; ma poscia, rimosso ogni ritegno, al fratello la rapiva e recavala alle sue stanze. Gran rumore si levò per un tal fatto, che poco onorava i suoi costumi, benchè nè anco per lo innanzi egli si fosse mostrato in questa parte irreprensibile. Bisogna credere però, che gravemente alterato e corrotto fosse in que' tempi il senso morale, quando si riflette che un priore de' Camaldolensi, Ambrogio Traversari, scriveva, dopo un avvenimento tanto scandaloso, al Niccoli, pregandolo di salutare in suo nome la svergognatissima donna, che ei chiamava fœmina fedelissima32. Fieri odii nacquero allora tra i fratelli, accesi e nutriti dalla perversità e dagli artifizi coi quali Benvenuta (tale era il nome della rapita donna) studiava a porre Niccolò in discordia co' parenti e cogli amici, per potere così lui debole signoreggiare più facilmente.
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