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      Non vi spira alito di eloquenza, non vi riluce bontà e finezza di critica, non ombra di filosofia; è una declamazione di cattivo gusto. A questi gravissimi difetti aggiungonsi una prolissità insopportabile, digressioni a sproposito, strani e puerili giudizi46. Ciò non pertanto, dove si voglia prestar fede a Vespasiano, quella diceria acquistò all'autore assai riputazione; e bisogna dire che la più parte l'ammirasse, quando egli la giudicò molto degna47, e Naldo Naldi la disse scritta cum omni elegantia et copia48; e dell'eleganza non è vero, bensì della sovrabbondanza, cosicchè quella lode si ritorce in biasimo manifesto. In quell'orazione può aversi un saggio dell'eloquenza e del criterio di que' pedanti, e da essa argomentare qual fosse la condizione degli studi in quell'età, e vedere a quale e quanta povertà era venuta la vera eloquenza nelle mani di que' retori ammiratori superstiziosi degli antichi. E non furono poche in quel tempo le opere degne di essere pareggiate a questa del Manetti49. Bisogna dire però, che se quella diceria fu ammirata dai più, i quali si lasciano facilmente prendere al romore vano delle parole, spiacque grandemente ai pochi eletti ingegni, non usi a pascersi d'inezie e di frasche. Poggio Bracciolini prese tanto disgusto di vedere bistrattata in quel modo la memoria del suo più affezionato e tenero amico, che si accinse indi a poco a dettare in lode di lui un'orazione, nella quale risplendono in grado eminente il suo finissimo criterio e il suo buon gusto.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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