Mirabile è in essa la distribuzione delle parti; semplice e dignitoso n'è l'andamento; e tanto degli scritti che della vita ragiona con chiarezza e brevità, evitando studiosamente quelle digressioni che per Io più nuocciono al soggetto principale. Traspira da cima a fondo il suo grande amore all'uomo che era già stato il depositario de' suoi più segreti pensieri, del quale studia con isquisita delicatezza, senza però detrarre al vero, ad addolcire e adombrare i difetti, da cui non vanno esenti anche i migliori.
Come d'ingegno e di fama fu l'Aretino superiore ai contemporanei suoi, così per la bontà dell'animo e l'integrità della vita se non superò, indubitatamente eguagliò i migliori antichi. Quantunque egli avesse vissuto molti anni nella corte romana, famosa per licenza di costumi, pericolosa per gli esempi di scioperate corruttele, che vi porgevano coloro che in quella tenevano le prime dignità, ei seppe mantener puro ed incorrotto l'animo suo, e mai si stropicciò nel lezzo che ammorbava la più parte. Alle divisioni della Chiesa non solamente non partecipò, ma come dannose alla fede e alle credenze riprovò solennemente, e per umani riguardi non si ritenne dal portare libero e franco, ma giusto e imparziale giudizio di coloro che in luogo d'impedire accrescevano le divisioni, le ire rinfocolavano, e la Chiesa senza pietà straziavano e manomettevano. Il pensiero del proprio utile e la riconoscenza ai benefizi ricevuti, in lui non prevalsero mai alla verità, che non tacque nè anco quando il manifestarla era pericoloso.
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