Pagina (41/852)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      L'ingegno italiano, che già s'era mostrato pur tanto vigoroso e potente, capace delle più sublimi creazioni, soggiacque ad una singolare e deplorabile mutazione; ne furono profondamente alterate le forme native, e divenne incapace di que' sublimi ardimenti, di cui l'età precedente avea dati esempi ammirandi. Tutto quel grande entusiasmo per l'antichità non fece che sollevare la polvere del passato, agitare una lettera morta, in cui niuno di que' dottissimi seppe mettere un soffio di vita, di guisa che le lettere si trasformarono in un'arte d'imitazione servile.
     
      L'erudizione fece nel decimoquinto secolo grandi inestimabili progressi, le cognizioni non si diffusero mai tanto come in quell'età operosissima; ma nelle mani degli eruditi esse si rimasero sterili, e tutto quel gran moto non diede i frutti che se n'avrebbero dovuto attendere. La servile imitazione distrusse l'invenzione, rintuzzò la potenza creatrice; ond'è che le opere dei dotti che fiorirono in quel periodo di tempo, dove pochissime se n'eccettuino, non sono che amplificazioni rettoriche, riproduzioni di cose amiche, o disquisizioni grammaticali. Gli scrittori, in luogo di spingersi nel nuovo, tentare di proprio, sforzarsi a dare alle opere loro un'impronta propria e una propria forma, non attesero che ad abbellirle della veste di un altro tempo, e si affaccendarono a ricalcare servilmente le vie gloriosamente percorse dagli antichi, a ripeter male ciò che quelli dissero in modo splendido e peregrino. Nulla perciò si pare in essi di naturale, di spontaneo, di efficace, e nelle opere loro non sentesi che un calore artificiale e di riverbero.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852