DEL POPOLO FIORENTINO
Molte sono le cagioni, eccellentissimi Signori, che mi hanno indotto a tradurre di latino in volgare la Istoria di Firenze elegantissimamente composta da Leonardo Aretino. La prima e principale si è per ubbidire alla vostra eccelsa Signoria, e, quanto porta la facoltà del mio ingegno, satisfare a' vostri giusti ed onesti desiderj. La seconda si è, perchè io reputo che ogni bene, quanto più è comune e più si dilata fra le genti, tanto sia e più perfetto e maggiore. E non è dubbio, che la notizia della istoria è utilissima, e massimamente a chi regge e governa. Perocchè riguardando le cose passate, possono meglio giudicare le presenti e le future, e ne' bisogni della città più saviamente consigliare la loro repubblica. Vedesi ancora l'esempio delle cose prospere ed avverse accadute in varj tempi, che ci sono grande ammaestramento nella vita umana.
Questo bene adunque che ha fatto il singolarissimo istorico Leonardo Aretino per iscrivere la istoria della nostra città, acciocchè sia comune non solamente a chi è perito nella lingua latina, ma ancora a coloro che solo hanno notizia del sermone volgare, è stato necessario traslatare questa opera, la quale mi rendo certissimo che Leonardo, se fosse alquanto più vissuto, per fare maggior frutto alla città, lui proprio avrebbe trasferita. Hammi mosso ancora la singolare affezione della patria che mi fa volentieri tradurre questa istoria, acciocchè leggendo i cittadini le degne cose fatte da' passati, abbiano cagione di fare opere simili a quelle; e quanto è loro possibile, beneficare questa repubblica, come hanno fatto i nostri antichi padri.
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