E veramente e' si può dire, che s'egli è in Italia o in altre parti del mondo città alcuna, che meriti singolarmente d'essere amata da' suoi cittadini, che sia la nostra città di Firenze. La quale è tanto degna, quanto ognuno confessa, e per la sua nobiltà e per la sua bellezza, e perchè in ogni facoltà e specie di virtù sempre ha prodotto uomini eccellentissimi, e per molte altre notabili condizioni, le quali lascerò indietro, perchè narrarle nè il tempo nè il luogo lo richiede.
E tornando alla nostra intenzione di prima, io Donato Acciajuoli, vostro fedelissimo cittadino, desidererei in questa mia traduzione, eccellentissimi Signori, essere di tale eloquenza che potessi a' vostri comandamenti sufficientemente satisfare, e con uno elegante e copioso stile in qualche parte rispondere alla dignità del sermone latino. Ma voi piglierete la fede ed affezione mia, la quale spesse volte supplisce dove manca la facoltà dello ingegno. Cominceremo adunque a trasferire, invocando sempre l'aiutorio divino, e pregando quello, che per sua grazia presti favore alla mia impresa, e la vostra eccelsa Signoria e tutto il popolo fiorentino conservi in felicissimo stato.
PROEMIO DELL'AUTORE
Io ho pensato lungo tempo meco medesimo, e spesse volte ora nell'una sentenza ed ora nell'altra inclinato, se le cose fatte e le contese avute di fuori e dentro dal Popolo Fiorentino, e se le gloriose opere di quello, accadute al tempo della guerra e della pace, erano da scrivere e mandare alla memoria delle lettere.
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