Dall'una parte m'incitava la grandezza d'esse cose, le quali questo popolo, prima fra sè medesimo nelle civili dissensioni, di poi contro a' finitimi e vicini, e finalmente ne' tempi nostri, cresciuto in maggiore potenza, e col Duca di Milano e col re Ladislao, potentissimi principi, in tal modo ha avuto a fare, che dall'Alpe insino alla Puglia, quanto si distende la lunghezza d'Italia, ha ripieno di rumori d'arme, ed appresso re ed eserciti tramontani commossi e di Francia e della Magna fatti passare alle parti d'Italia. Ècci aggiunto a queste cose il conquisto di Pisa: la quale città, o per la diversità degli animi o per la concorrenza del potere o per lo fine della guerra, secondo il mio giudicio, si può chiamare un'altra Cartagine. E senza dubbio il conquisto di quella, e prima l'assedio con grande ostinazione durato, appresso i vinti e i vincitori, contengono tante cose degne di memoria, che non sono da essere riputate inferiori a quelle degli antichi, le quali leggendo, ci sogliono dare grande ammirazione. Queste cose adunque mi pareano da essere scritte, e la memoria di quelle al pubblico e al privato stimavo essere utilissima. Imperocchè, se gli uomini antichi sono reputati di grande consiglio per avere vedute più cose nella vita loro, quanto maggiormente la diligente istoria ci debbe fare prudenti, nella quale si veggono i fatti accaduti e i partiti presi in molte età, in tal modo, che facilmente si può conoscere quello che è da fuggire e quello che è da seguitare, e per l'esempio degli uomini eccellenti accendere l'animo alla esercitazione delle virtù? Dall'altra parte la fatica grande e la oscurità de' tempi e la durezza de' nomi che appena riceve l'ornamento dello stile, e molte altre simili difficoltà, mi ritraevano da questa impresa.
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