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      Io certamente giudico, che sia da fare grande stima, che il padre della lingua latina scriva degli edificj predetti in tal modo, che facilmente si può presumere per simili parole e fondamenti, i principj di questa città essere stati dalla sua origine ampli e sontuosi. E ancora a' nostri dì si veggono reliquie d'opere vetustissime, che nella magnificenza di questi nostri tempi sono degne di ammirazione. Prima e' si veggono i condotti che anticamente ricevevano l'acqua discosto sette miglia e conducevanla nella città. Oltre a questo il teatro egregiamente edificato per spettacolo delle rappresentazioni e feste, e in quel tempo posto fuori delle mura. Vedesi ancora il tempio di San Giovanni Battista, vetustissima e ornatissima opera, che nel principio da' gentili fu dedicato a Marte.
     
      Ed oltre alle predette cose si vede, che questi primi abitatori, o per mitigare il desiderio della prima patria o per memoria di quella, vollero fare alcuni edificj simili a quelli della città di Roma. Imperocchè eglino edificarono il campidoglio e il mercato, posti l'uno verso l'altro in quella medesima forma che sta il mercato e il campidoglio romano. Aggiunsero a questo le terme, che ancora oggi si dice in terma, cioè la stufa e i bagni pubblici. Oltre a questo, come di sopra abbiamo detto, vollero fare il teatro alla romana e il tempio dedicare a Marte: nel quale i Romani, andando dietro a una falsa credulità e favole poetiche, riferivano la origine loro. Ma soprattutto gli acquidotti, de' quali di sopra facemmo menzione, pare che edificassero solo per assimigliarsi a' Romani: perocchè, non avendo bisogno di buona acqua come i Romani che l'avevano mista col gesso, nondimeno per spazio di sette miglia con archi e bottini la condussero in Firenze, dov'è gran copia di purissime acque.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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