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      Mutato adunque il proposito e volti i loro pensieri a uno quieto vivere, subitamente si mutarono i costumi. Perocchè cominciarono a spaventare de' debiti e mettere diligenza nelle cose loro e regolare la vita delle superflue spese, e riputare che la lussuria e la prodigalità fosse dannosa alla repubblica: e questa medesima regola posero a' loro figliuoli e a tutte le loro famiglie. Di che la città ne venne a crescere: e molta gente di fuori, allettati dal buono vivere e ancora dall'amenità del luogo, vennero ad abitare in quella. E per questa via la terra si venne a diventare popolosa e a ornarsi ogni dì di moltitudine di case e di edificj. Ma non aveva facoltà di crescere molto in potenza per la vicinità e grandezza del romano imperio, il quale, siccome i grandi alberi alle piccole piante, quando sono vicini, danno impedimento al crescere, così l'amplissima potenza di Roma offuscava questa e tutte le altre città d'Italia. E non solamente le teneva addietro che non si potessero sollevare in potenza, ma se ve n'era state alcune alquanto potenti, per la grandezza di quella erano diminuite e venute al basso. E però non poteva questa nuova città distendere i suoi confini, nè accrescere la reputazione de' magistrati, avendo il suo territorio rinchiuso in brievi termini: e quella tanta giurisdizione ch'ella avea, era sottoposta al dominio romano. Appresso, se alcuno giudica le mercatanzie appartenersi all'accrescimento della città, non era luogo alcuno dove più commodamente si potesse esercitare in quel tempo che a Roma.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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