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      E per questa cagione dicono, che nutriva la guerra de' Goti e teneva la cosa sospesa, occultamente dando loro favore, e apertamente togliendo loro la occasione della pace e della guerra, in tal maniera che non vinceva e non era vinto. Queste cose poi che Onorio imperadore ebbe comprese, comandò che Stilicone insieme con Eucherio suo figliuolo, al quale sceleratamente s'acquistava lo imperio, fosse morto. E benchè questa punizione paresse conveniente a tale pensiero, nondimeno, rispetto alle altre cose, della morte sua ne seguì grandissimi danni. Perocchè i Goti, essendo levato il principale ostacolo d'uno singolarissimo capitano de' Romani, presero animo di farsi innanzi per Italia: e conquistando di mano in mano, non quietarono mai, ch'egli entrarono in quella città (che mi vergogno a scriverlo), che era stata vittoriosa del mondo: e da' luoghi sacri in fuori, che, benchè fossero barbari, gli ebbero in riverenza, ogni altra cosa empierono di sangue e d'uccisione, e misero a fuoco e a sacco una parte della città; e non molti giorni di poi se ne uscirono carichi d'inestimabili prede e grandissimo numero di prigioni. E infra gli altri fu presa Placidia, figliuola di Teodosio e sorella d'Arcadio e Onorio imperadori: e dalle delizie del palazzo regale fu menata negli aspri campi de' Goti a servire al dominio de' barbari: tanto è grande la varietà delle cose umane! I Goti usciti di Roma trascorsero per la Campagna e per la Calabria: e di poi, mettendosi in punto a passare in Sicilia, la tempesta del mare, salutifera a' Siciliani e dannosa a loro, gli offese tanto, che furono costretti per allora a ritirarsi dalla impresa.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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