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      Finalmente un giorno fecero una grandissima e asprissima battaglia: nella quale si dice esservi morti circa a cento sessanta migliaja di persone; e infra gli altri Teodorico re de' Goti vi rimase morto, e Attila con grandissimo suo pericolo fu cacciato insino agli alloggiamenti. E così parve che la battaglia rimanesse pari, perocchè dalla parte de' Romani e de' Goti fu morto il re Teodorico, e dalla parte di Attila furono cacciati gli Unni insieme con lui, come è detto, insino agli alloggiamenti. Attila, non molto tempo di poi, tornato in Ungheria e rinnovato l'esercito, con grande copia di gente passò in Italia: e nella prima giunta pose campo ad Aquileja, e fu l'assedio più lungo che non si credeva, perocchè durò circa a tre anni. E ultimamente stimandosi che il campo per tedio si dovesse levare, Attila un giorno, cavalcando intorno alla città, vide in su torri molto alte certe cicogne che ne traevano i figliuoli: e subitamente volgendosi a' suoi condottieri, disse loro che si mettessero a ordine a dare la battaglia alla terra, perchè quegli uccelli facevano segno di abbandonare la città che aveva a essere presa. E confortando i suoi, dette sì aspra battaglia, che infine prese la terra: e ammazzati i cittadini di quella, la desolò insino a' fondamenti. Di poi mosse lo esercito, e con grandissimo terrore prese Vicenza, Verona, Milano, Pavia; e fece una miserabile uccisione de' cittadini e prede e rapine, che spaventò tutto il resto d'Italia. Il perchè Lione papa, uomo di grande santimonia, si mosse per la salute di tutto il resto d'Italia ad andare a visitare Attila: e trovatolo appresso il fiume del Mencio ne' suoi campi, il buono pontefice con umili prieghi parlò tanto benignamente che, innanzi che si partisse, mitigò la ferocità del vincitore, e di grazia ottenne, che, lasciata Italia, se ne tornasse in Ungheria.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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