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      E prestamente scorse per la Lombardia, e con poca fatica prese Verona, Vicenza, Milano e più altre terre vicine che, parte per la fame, parte per li grandi danni ricevuti da' Goti erano molto addebolite. Solamente Pavia aspettò la ossidione e sostennela tre anni: ma in ultimo, non potendo più reggere, venne nelle mani de' Longobardi. Alboino, poi che fu condotto in queste parti di qua, visse tre anni e sei mesi: e in questo tempo grande parte d'Italia conquistò; e non si fa dubbio, che tutta sarebbe venuta a sua obbedienza, se fosse alquanto più vivuto. Ma nel mezzo del corso delle vittorie fu morto, per ordine di Rosmunda sua donna appresso alla città di Verona per la cagione che appresso si dirà. Innanzi alla venuta de' Longobardi in Italia, Alboino faceva guerra con un re de' Gepidi chiamato Conemondo; e in una battaglia avendo vinto e morto questo re, dopo la vittoria prese per donna una sua figliuola chiamata Rosmunda, bellissima di forma. Aveva per consuetudine Alboino, come in quel tempo si usava appresso a' principi della Magna, di bere col teschio ornato di oro e d'argento di questo re che egli aveva morto nella zuffa; e ne' dì solenni massimamente era consueto di fare questo, ogni volta che Rosmunda non era presente. Accadde, che dopo molte prosperità, facendo a Verona un solenne convito, si fece portare questo teschio dorato alla presenza di Rosmunda: di che la reina, per la memoria del padre, grandemente si turbò: e Alboino, che era diventato superbo per le vittorie, sdegnato di tale atto, comandò che le fosse dato da bere con questo teschio.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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