E pertanto io credo, che in que' primi tempi che rimasero libere dalla oppressione de' barbari, che queste città per paura del commune pericolo, stessero alquanto insieme unite: ma poi ch'elle furono assicurate dalle genti esterne e cominciarono a crescere in potenza, nacque fra loro l'occasione delle discordie.
Grande materia di guerre e di contese, dette loro le divisioni degl'imperadori e pontefici romani. Imperocchè quello imperio, che nella persona di Carlo Magno fu fondato per la conservazione della chiesa, e finalmente ridotto nella Magna, ebbe spesse volte tali successori, che pareva che nessuna altra cosa avessero a fare in loro vita se non a perseguitare e scacciare i pontefici di Roma, in tal forma che donde era derivata nel principio la difesa della chiesa, pareva che di poi nascesse la persecuzione. Ma le cagioni delle loro discordie erano, che alcune giurisdizioni ecclesiastiche i pontefici volevano mantenere, e coloro secondo l'antica licenza usurpare. I pontefici romani con sentenze e scomuniche severamente procedevano contro a loro, e le città e principi ammonivano sotto gravissimi pregiudicj, che non ubbidissero a' loro comandamenti; gl'imperadori in contrario coll'arme si facevano temere: e per queste cagioni si trovava varia disposizione d'animi, e chi favoreggiava a questi e chi a quelli.
E vennero tanto innanzi queste concorrenze per Italia, che non solamente le città l'una con l'altra, ma ancora i popoli fra le medesime mura erano divisi. In Toscana si fecero due parti: l'una favoriva i pontefici contro all'imperio; l'altra in contrario teneva la parte degl'imperadori.
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