L'uno fu Albizzo Trinciavegli, l'altro Iacopo di Gherardo, tutti due dottori di legge, acciocchè avendosi a fare disputa delle condizioni della pace, potessero meglio difendere le ragioni della città. Questi tali essendo giunti a Siena, domandarono l'osservanza de' capitoli, e in effetto che gli usciti di Firenze ne fossero cacciati. Ma i Sanesi, parte mossi da' prieghi degli usciti, che con grande istanza domandavano il ricetto della terra loro, parte perchè si confidavano nell'amicizia di Manfredi, cominciarono a trovare eccezioni, e menare la cosa per la lunga. Indegnati adunque i Fiorentini di questi loro modi, che manifestamente si comprendevano, fecero deliberazione di rompere con loro: e a questo proposito protestarono loro apertamente la guerra. Le quali cose vedendo gli usciti di Firenze, e considerando che questo tanto movimento alle loro cagioni si faceva, unitamente si volsero a domandare ajuto al re Manfredi. E benchè innanzi per lettere spesse volte avevano chiesto favore, nientedimeno parendo loro che la domanda per lettere fosse di poco momento, vi mandarono alcuni ambasciadori, de' quali fu capo messer Farinata cavaliere degli Uberti: e fu data loro commissione libera da tutti gli usciti di fare e dire appresso al re Manfredi in quello modo che paresse a loro. Questi tali imbasciadori partirono con grande prestezza: e giunti che furono al cospetto del re, e impetrata la udienza, parlarono nella forma che appresso si dirà: "Se innanzi a questi tempi, prestantissimo re, noi non avessimo avuto verso la tua maestà alcuno vincolo di osservanza e devozione, ma venissimo ora di nuovo alla
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