Ma dove si contende del regno, quivi non può essere nè stabile, nè sicura pace. I nostri avversarj certamente te e tutta la tua generazione hanno in odio capitale: e molto bene si ricordano quello che da tuo padre e dal tuo avolo e da' tuoi antichi hanno sostenuto. E per questa cagione al presente sono infiammati d'uno ardente appetito di vendetta verso di te: e non pare loro potere stare sicuri, insino a tanto che la tua progenie è loro vicina. Questi tali se la tua maestà credesse potere essere grandi in Italia, e a un tratto lo stato tuo essere sicuro, avendo contraria la volontà del pontefice, facilmente la tua credenza si troverebbe in errore. In qualunque luogo al presente loro crescono in potenza, non dubitare che crescono contro di te e del regno tuo: e in qualunque luogo si fa loro resistenza, si fa in augumento delle cose tue. E non è da dire, che discorrendo per qualunque città, le forze manchino a' nostri, ma piuttosto gli animi loro sono intiepiditi, per non avere un capo che col suo ajuto e favore li riscaldi. Perocchè, da te in fuori, non è capo alcuno al quale e' debbano ricorrere per sussidio: e la tua maestà occupata più tempo fa in stabilire il proprio regno, non ha commodamente potuto sovvenire a quello che richiedeva la fede loro e il debito della tua generosa stirpe. Ma al presente per tua singolare virtù avendo vinti i tuoi avversarj, e fermato in questo regno lo stato tuo e spento il fuoco da casa, piaccia alla tua maestà vigorosamente spegnere quello del vicino, acciocchè, sprezzato da te, non ripigli le forze, e di nuovo sia portato a offendere la casa tua.
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