Solamente alcune scaramucce dalle fanterie e gente d'arme dell'una parte e dell'altra fra il campo e la porta si facevano. In questa maniera stando alquanti giorni l'una parte e l'altra, parve agli usciti di Firenze, che fosse venuto il tempo di fare esperienza delle genti del re. E per questa cagione invitati un giorno tutti quelli Tedeschi a uno abbondante convito e copioso di vino, poi che gli ebbero molto bene pasciuti, a un tratto, come avevano ordinato, fecero gridare all'arme. Gli usciti furono i primi che si misero in punto: e ognuno s'offeriva e dimostrava quel dì essere apparecchiato di fare una degna ed eccellente prova contro a' nimici. Ragunaronsi tutti prestamente alla porta che era verso il campo: la quale di subito aperta, i Tedeschi già riscaldati, con la loro squadra, non aspettando alcuni altri, arditamente si misero ad andare a trovare i nemici: e fu tanto il furore loro, che non solamente ruppero la prima guardia, ma ancora, passando gli steccati del campo, fecero maggiore uccisione che non si conveniva a sì piccolo numero. L'assalto fu improvviso: e i nemici stimavano, che tanto ardire non fosse in costoro senza maggiore ordine o maggiore consiglio: e per questa cagione tutto il campo ebbe gran travaglio, e in alcuni luoghi vituperosamente cominciarono a fuggire. Ma in ultimo, poi che si vide il piccolo numero de' Tedeschi, e che gli altri non seguitavano con tanto ardire a fare loro spalle, presero animo; e una parte del campo si mise intorno a' Tedeschi, e una parte si volse contro a' Sanesi e agli usciti, e facilmente gli scacciarono verso la porta.
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