E dopo a queste cose, si cominciò a governare la città, non secondo la libertà del popolo, ma in nome del re Manfredi. Fu data l'autorità dentro dalla terra al conte Guido chiamato Novello; e Giordano era capitano della guerra; e la condotta delle genti tedesche si pagava de' danari del popolo fiorentino. I cittadini che erano rimasi dentro furono costretti a giurare fedeltà al re Manfredi: i beni ancora de' cittadini che si erano fuggiti si pubblicarono, e le loro case e fortezze di fuori e drento furono desolate. Appresso, quegli che erano ritornati mandarono ambasciadori al re Manfredi a rendergli grazie, che per sua opera erano stati restituiti nella patria: aggiunsero ancora lodi amplissime di Giordano capitano e di tutte le genti tedesche che avevano fatta la guerra insieme con lui; e in ultimo domandarono, che si dovesse consentire, che questo capitano insieme con le genti d'arme restasse in Toscana oltre al termine che gli era stato assegnato.
Circa a questi tempi si faceva un'aspra guerra in quello d'Arezzo, perchè gli Aretini che dalla battaglia dell'Arbia s'erano ritratti a salvamento, benchè vedessero la ruina dello stato loro, nientedimeno deliberarono di fare ogni pruova di tenersi e conservarsi drento; e massimamente, perchè si rifidavano nel sito della città, la quale pareva loro potere difendere, e nell'abbondanza delle vittuvaglie, che n'era la terra molto bene fornita. E pertanto, cacciati che ebbero della città quelli che vi restavano della parte contraria, afforzarono la terra, riparando le mura, cavando i fossi, aggiugnendo steccati, e provvedendo di altre cose necessario a tale difesa; e per maggiore diligenza, ordinarono dodici cittadini, i quali insieme col magistrato loro ogni dì ricercassero la terra e provvedessero alle cose necessarie.
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