Molti ne furono morti, molti ne furono presi che vennero nelle mani de' loro avversari, e in alcuni fu usata grande crudelità. Dopo a questa battaglia, quasi tutte le castella de' Lucchesi si dettero a loro nimici. Trovandosi adunque i Lucchesi avere perduto il contado e molti cittadini, che nella zuffa dell'Arbia e in questa erano stati presi; e parendo loro trovarsi in grande estremità, cominciarono a praticare la pace co' vincitori. E fu condotta la cosa per la lunga circa uno anno; e finalmente si conchiuse con queste condizioni: che i Lucchesi, cacciati che egli avessero gli usciti fiorentini, venissero nella lega egualmente insieme colle altre città amiche; e che tutti i cittadini loro che si trovassero presi nelle mani de' collegati, fossero loro senza alcuna spesa restituiti, e similmente il contado e le castella che in quella guerra erano state loro tolte. Queste furono quasi le condizioni della pace: la quale fu conchiusa tanto segretamente che non fu alcuno degli usciti che in alcuno modo ne sentisse. E pertanto, fuori d'ogni loro pensiero, ebbero comandamento di partirsi; e poco tempo fu dato loro a comporre le loro faccende: donde ne seguì che, perduta ogni speranza, con le donne e co' figliuoli passarono il giogo dell'Appennino e andaronsene a Bologna.
Circa a questo medesimo tempo i guelfi d'Arezzo, che tenevano il reggimento della città, affaticati da' loro avversari che avevano le spalle de' Fiorentini e de' Sanesi; e parendo loro che la moltitudine non potesse più sostenere la guerra e la ossidione, presero partito d'andarsene.
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