Queste due cose a' Fiorentini, e agli altri Toscani che in questa guerra hanno a seguire le bandiere tue, si possono attribuire. Perocchè non fu mai inverso d'alcuno maggiore e più ardente odio, che abbiamo noi inverso di Manfredi, non solamente per le calamità e danni ricevuti per le sue cagioni, ma ancora per la memoria del padre, dell'avolo e bisavolo e di tutta la sua generazione: da' quali essendo stati gravemente offesi, al presente perseguitiamo questo loro successore. Questa scelerata e maligna stirpe si mosse dalle estreme parti della Magna a turbare la tranquillità e la quiete de' popoli toscani, e sì li condusse insino alle ferite e al sangue e alle distruzioni e desolazioni delle città. E ultimamente si può dire, che da molti anni in qua non è seguita calamità alcuna in queste parti, che non abbia avuto origine e cagione di qui, benchè questi sieno mali communi, de' quali l'una parte e l'altra parimente se ne può dolere. Ma questo è proprio della nostra parte guelfa, che questa generazione non ha mai perseguitata la chiesa romana, che non abbia ancora perseguitato noi, devotissimi figliuoli di quella. Federico bisavolo di Manfredi, il quale fu il primo della casa di Svevia, che falsamente prese il titolo dello imperadore romano, quante cose scelerate egli ordinasse e di quante e' fosse operatore, crediamo che ti sia manifesto. Questa nostra Italia, quando e' passò di qua, sentì non lo imperadore romano (il quale titolo falsamente aveva preso), ma un nuovo Annibale essere venuto in queste parti: perocchè, avendo disfatto Milano, famosissima e antichissima città, e quasi uno ornamento del romano imperio, seminò per la Toscana tanta materia di discordie, che ne seguì per qualunque città la esaltazione de' tristi e la declinazione de' buoni, con grandissima dissenzione di tutti i cittadini.
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