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      E a questo modo i ragionamenti si tagliarono, e l'assedio si cominciò a strignere. Io mi stimo, che questo re, essendo peritissimo nell'arte militare ed eguale a ogni singolare capitano nel mestiere dell'arme, avesse notizia di tutti i modi da espugnare e vincere le terre. Ma questo castello era molto forte di sito, e non si poteva andare a offenderlo di luogo alcuno se non per passi molto stretti e sinistri: e da quella parte dove il colle era congiunto col castello, non solamente le torri, ma ancora le guardie degli armati che vi erano posti, facilmente si levavano da dosso ogni forza e impeto de' nimici. Per queste cagioni pareva, che la ossidione ogni dì raffreddasse e andasse per la lunga: e nientedimeno, stando fermo il re nel proposito suo, deliberò col tempo domare il nemico, e non si partire insino a tanto che egli avesse avuto Poggibonizzi. Strignendo adunque ogni dì l'assedio, e delle città vicine venendo molte genti in campo, si circondò il castello in modo, che mancando a quegli di dentro la speranza e le cose necessarie della vittuvaglia, finalmente si dettero al re il quarto mese di poi che il re era venuto in campo. Quelli che v'erano drento, secondo i patti, se n'andarono a salvamento con le persone.
     
      Essendo circa mezzo il verno quando questo castello si ebbe, benchè il tempo fosse aspro, nientedimeno il re si mosse co' Fiorentini e con gli altri suoi amici, e andò a' danni de' Pisani. E in brieve tempo prese alcune castella; e similmente il porto e le torri che erano alla difesa di quello disfece insino a' fondamenti; e saccheggiato il contado di Pisa, si ridusse a Lucca, che in quel tempo era amicissima della maestà sua.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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