E non passarono molti dì, che avendo ricreato l'esercito, a istanza de' Lucchesi, andò a campo a Mutrone. Questo castello non per forza, ma per astuzia, fu in questa maniera preso dal re. E' finse di fare cave coperte, per le quali i suoi si conducessero alle mura a gittarle in terra. A questo proposito la notte faceva portare gran quantità di calcinacci sotto le mura, e di poi il dì li faceva levare in tal modo, che del castello erano veduti. Donde ne seguì, che quelli di dentro, stimando che tali calcinacci fossero delle mura loro, e che il re per quelle sue fòsse vi fosse già giunto; e temendo che per questa via non si avessero a perdere, volontariamente si dettero nelle mani della maestà sua. E in questa forma il re Carlo ebbe il fortissimo castello di Mutrone: e quello avuto, dette a' Lucchesi
LIBRO TERZO
Nel seguente anno, dopo queste cose, sopravvennero molte novità, e in varj luoghi turbolenti movimenti: perocchè, essendo il re Carlo in Toscana, e avendo tutte le terre che innanzi erano state della parte di Federico e di Manfredi ridotte a sua obbedienza, eccetto che i Sanesi e i Pisani, e questi ancora ordinando di conquistare, gli furono in uno medesimo tempo portate due novelle: l'una, che Corradino era già venuto a Trento e passato in Italia; l'altra, che in Roma e in Sicilia molte novità e rebellioni erano seguite. L'origine di queste cose nuove procedeva dalla cagione che appresso diremo. Erano due fratelli ispagnoli di sangue regale, l'uno chiamato Arrigo e l'altro Federico.
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