Circa a questo tempo, i Pisani mandarono ventiquattro galee a predare i lidi e le circostanze di quelli mari del Reame, e sollevare le città a ribellarsi contro al re Carlo. Questa tale armata ebbe di comandamento, che come eglino avessero fatto la cerca delle marine intorno all'Italia, e rimessi gli usciti di più città (che ne avevano grande copia) ognuno ne' luoghi suoi, passassero in Sicilia, e insieme con Federico e con Capizio, se fosse bisogno, dessero favore agli amici della parte loro. Corradino in questo mezzo tempo venuto in Italia, menò seco insino a Trento dieci mila Tedeschi. Di poi, o per la carestia del danaio, o veramente che si rifilasse nelle forze degli amici e della parte sua, si riserbò solamente tremila cavalli con gente molto eletta e tutto il resto della moltitudine ne rimandò a casa. E di poi partito da Trento, lungo il fiume dell'Adige, si condusse a Verona: e da Verona volgendosi in sulla mano destra, passò in Genovese. E la cagione fu, che non si confidava a dirittura con sì poche genti passare in Toscana, e massimamente avendo a petto i Bolognesi e quelli di Reggio e quelli di Modena e altre città amiche del re Carlo e del sommo pontefice; e ancora perchè i popoli di Toscana s'erano messi a ordine, per tenere i gioghi dell'Appennino e ovviare alla sua passata. Venuto adunque in Genovese, non molto di poi la sua persona con pochi per la via di mare, e le genti d'arme per la via di terra e per la Lunigiana, si condussero a Pisa: e riposati alquanti giorni, di poi insieme co' Pisani e con molti altri della parte sua (i quali di tutta Toscana in gran copia quanto ad alcuno altro principe innanzi erano convenuti), entrò ne' confini de' Lucchesi.
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