Ecco, quegli medesimi che voi avete cacciati della città si fanno incontro a domandare la pace: e posto giù il crudelissimo furore delle parti e la memoria de' tempi passati, desiderano in buona concordia vivere con voi. Questo è quello che significano e umilmente addomandano. Quale pace adunque può essere alla vana fama del mondo più gloriosa o più onorevole, di questa a voi reggenti la repubblica, la quale v'è domandata di grazia da coloro che per vostro beneficio desiderano essere ridotti nella città? Nelle ingiurie dell'una parte e l'altra, l'ultima sempre suole essere reputata acerbissima. Se loro adunque sono disposti a porre giù la memoria della ferita di prossimo ricevuta, che si conviene fare a voi che gli avete offesi? non dovete voi avere caro che ogni ingiuria si dimentichi? Finalmente, perchè voi dite che queste parzialità per li romani pontefici contro a' loro inimici avete prese, io pontefice romano questi vostri cittadini, benchè insino a ora abbiano offeso, nientedimeno tornando al grembo nostro, gli ho ricevuti, e rimesse lo ingiurie, gli ho in luogo di figliuoli. E voi nella causa nostra è conveniente non vogliate più che ci vogliamo noi. E pertanto, se a nostra istanza voi pigliaste la guerra, siate contenti ancora per nostro amore pigliare la pace."
Questo parlare del sommo pontefice, benchè alla moltitudine fosse grato, nientedimeno agli uomini più potenti della città che governavano la repubblica fu molesto e oneroso. Ed essendo pure cosa grave, parve loro di consultarla e pigliare tempo alla risposta: e così fatto, si partirono dalla udienza.
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