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      Il dì seguente, ragunato grande numero di consiglio, dove si trovò i più reputati de' nobili e de' plebei, e messo in pratica la proposta fatta dalla santità del papa, quasi a ognuno pareva dura e pericolosa la revocazione degli usciti: e molti si sdegnavano, che mutata la condizione delle cose, il sommo pontefice contro agli amici avesse presa la tutela degl'inimici. Ultimamente conchiusero di lamentarsi e negare la domanda fatta per la santità sua. Ritornati adunque al cospetto suo grande numero di cittadini con manifesti segni di dolore e mestizia, uno di loro a chi era stato commesso parlò in questo modo:
     
      La domanda tua, gloriosissimo Pontefice, tanto ci è stata più grave, quanto noi siamo più desiderosi di compiacerti e obbedire a' tuoi comandamenti. Se la nostra deliberazione sarà contraria alla tua volontà, n'è cagione la forza e la grandezza del pericolo, che può in noi più che la reverenza della santità tua. Ma ti preghiamo bene, che con quella equità oda noi tuoi devoti e fedeli, colla quale gli avversari e persecutori hai udito. Senza dubbio egli è grandissima loda perdonare al nimico: e nientedimeno e' non parrà mai ragionevole quegli che t'hanno portato le armi contro, e quegli che per te hanno sparso il proprio sangue, in uno medesimo grado reputarli. Finalmente e' non potrebbe parere cosa più indegna o più perversa, che difendere i nimici in modo che tu oppugni gli amici. Molte cose ci hanno dato ammirazione nel tuo parlare: ma sommamente ci ha fatto stupire quello che domandò come cosa nuova la santità tua, che volevano dire queste parzialità: e quasi come la cosa in sè fosse vituperosa, i nomi ancora oscuri a quelli medesimi che li dicevano biasimasti.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Pontefice