Certamente, se combattere per la chiesa romana, difendere i pontefici contro a' loro persecutori, si debba chiamare stoltizia e furore, niente abbiamo che dire. Ma se la cosa pia e gloriosa a ognuno e massime a te debba parere, dicci, Padre, ti preghiamo: come chiami tu pestifere e vituperose le parzialità nostre? Dirai tu, che le contese nostre o veramente non abbiamo prese in favore della chiesa romana, o che l'aiuto dato alla chiesa romana sia cosa stolta e degna di riprensione? Prima, che noi siamo stati in favore della chiesa, oltre a' fatti ci sono ancora le lettere de' pontefici in grande copia fra le nostre pubbliche scritture, piene di esortazioni e commendazioni, che ne rendono testimonianza. E appresso, i meriti nostri non sono sì piccoli, che quello che per la chiesa in gravissimi tempi contro a Federico e Manfredi abbiamo fatto e sostenuto, si debba facilmente dimenticare. Ed essendo così, il favore dato alla chiesa debbe essere riputato cosa nefanda? e noi che abbiamo portate l'arme contro a' suoi persecutori, e gli avversari nostri che l'hanno crudelmente offesa, debbono essere collocati in uno medesimo grado; e le parti nostre e le loro, come udimmo dire non senza dolore alla santità tua, debbono essere poste in uno medesimo errore? Ma quando tu domandi, con che ragione noi difendiamo il fatto nostro, o divina o umana, noi diciamo: e colla divina, perchè abbiamo ubbidito al pastore dateci dal cielo, e fatta la difesa contro a' suoi persecutori; e con la umana, perchè abbiamo con la forza scacciato la forza, i cittadini perniziosi abbiamo mandati fuori della città. E se avere in odio il prossimo, è contro al comandamento divino, non volere, ti priego, ristringerci a una regola di vivere tanto scrupolosa.
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Padre Federico Manfredi
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