La seguente state, dopo queste cose, i Fiorentini e Lucchesi con grande copia di gente d'arme a piè e a cavallo entrarono in quello di Pisa. Una fossa era stata fatta di prossimo da' Pisani per fortezza del contado, la quale passava pel mezzo del paese e nasceva dal fiume dell'Arno. Loro la tenevano ben fornita e di bastíe e di guardie, in tale maniera che venendo il campo appresso, e tentando ogni via di superarla, i Pisani, perchè ella era larga e afforzata di ripari, facilmente la difendevano. Solamente fu trovata una via dalle genti d'arme pel fiume dell'Arno presso al capo della fossa, dove prestamente passarono le genti a cavallo, di poi le fanterie; e di subito vôlti alla mano sinistra, assaltarono da lato dentro i Pisani, che in vari luoghi erano alle guardie. Furono cacciati di fatto e perseguitati insino alle mura di Pisa. I Fiorentini e Lucchesi, ottenuta la vittoria, con grande preda e moltitudine di prigioni se ne tornarono alla fossa; e quivi fermatosi con tutto l'esercito, ostilmente ogni dì correvano il paese. In questo mezzo venne uno Valasco spano, mandato dalla santità del papa, e pronunziò la triegua quivi, e similmente a Pisa per commissione pontificale. Di poi si mise mezzano fra le parti in tal forma, che condusse la pace. I capitoli furono: che i Pisani rimettessero il conte Ugolino e gli altri usciti, e restituissero interamente i loro beni. Tutte l'altre cose di che fosse controversia rimisero nell'arbitrio del sommo pontefice. E in questo modo si pose fine alla guerra.
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