Essendosi levati i Fiorentini e Lucchesi, com'è detto, il luogotenente dello imperadore cominciò a protestare e dinunziare gravissime pene. Di poi, veduto che de' suoi minacci poca stima n'era fatta, mise insieme le sue genti tedesche: e da santo Miniato, il quale luogo nella prima giunta aveva eletto per sua residenza, mosse guerra ai Fiorentini e Lucchesi. Questo movimento eccitò di nuovo le parzialità, le quali parevano già sopite. E pertanto non molto poi i Fiorentini e Lucchesi, messe le loro genti insieme, andarono a campo a Pescia in quel di Lucca, perchè gli uomini di quella terra pareva inclinassero alla parte ghibellina, e durante la ossidione, quegli di dentro cominciarono a praticare accordo. I Fiorentini inclinavano alla parte più dolce, e davano udienza alle petizioni loro: ma ripresi da' Lucchesi, i quali dicevano loro, che egli erano mescolati dell'una parte e l'altra, e non erano partigiani guelfi come solevano essere, posero silenzio a ogni pratica d'accordo. Donde seguì, che, levata ogni speranza d'averla a patti, finalmente la vinsero e presa la disfecero.
Circa a questo tempo si ribellò tutta la Sicilia dal re Carlo: e Guido da Montefeltro, capo della parte avversa, si diceva che molte cose trattava di grandissima importanza. Per tutte queste cagioni rinnovate le contenzioni e sospetti delle parti, i Fiorentini deliberarono rimovere dal governo l'altra parte, la quale si avevano riconciliata e ricevuta in compagnia. E pertanto, disposto il magistrato de' quattordici cittadini che erano stati eletti dall'una parte e dall'altra, crearono i priori dell'arti.
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