Queste cose dette veramente dal conte Ugolino erano ancora approvate dalla condizione de' tempi e dal terrore che di presente si dimostrava contro a' Pisani: perocchè si diceva i Genovesi mettere in punto un'armata di settanta navili, e di verso terra-ferma farsi grandi apparati di gente a piè e a cavallo, per andare la state prossima a porre il campo a Pisa. Spaventati adunque i Pisani, e giudicando per ultimo rimedio essere utile rimuovere il popolo fiorentino dalla lega de' Genovesi, si cominciarono accostare al conte Ugolino, il quale era reputato amico de' Fiorentini e de' collegati e della loro parte. Come egli vide le menti de' cittadini vôlte alla via sua, prese animo d'abbassare i capi della parte avversa: e a questo proposito ebbe aiuto da' Fiorentini. Donde seguì, che il popolo di Firenze levò il pensiero della guerra che la state prossima si doveva fare, parendogli abbastanza che la parte amica fosse quella che reggesse e governasse Pisa. E pertanto, solamente i Genovesi con settanta navili e i Lucchesi di verso terra-ferma, che stettero fermi nella lega, al tempo nuovo seguirono la guerra contro a' Pisani: i quali, si tiene certamente, che se i Fiorentini fossero concorsi a quella impresa, avrebbero veduto di Pisa l'ultimo esterminio.
In questo medesimo anno furono disegnate le mura di Firenze con molto maggiore circuito che non era prima, e ordinate le porte egregie e degne in sulle vie principali che vanno in Casentino e a Bologna, a Prato e a Pistoia. E non direi per cosa certa, se questa fu la seconda o la terza volta che s'accrebbero le mura.
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