A questo modo fu abbandonata la ossidione, e l'esercito ridotto a casa.
E non molto di poi tutta la nobilità insieme col vescovo, fatto loro sforzo, entrarono in Arezzo; e scacciata e vinta la plebe, presero il priore dell'arti, e per strazio gli cavarono gli occhi, e poi fra loro divisero il governo della repubblica, e cacciarono tutti i cittadini popolari che v'erano di gravità e di buona fama. Questo tale reggimento durò poco tempo: perocchè la superbia e l'ambizione, commune male della nobilità, cominciò a dividere i reggenti. Ma il vescovo insieme co' Pazzi e Ubertini, donde lui era nato, e con altre famiglie della medesima parte, prevenne il resto della nobiltà: e prese l'arme, la cacciò d'Arezzo, e col favore de' suoi, si fece signore della città. Erano di due ragioni genti cacciate di fuori: l'una, della plebe che aveva seguito il priore dell'arti; l'altra, della nobiltà che ultimamente dal vescovo e suoi seguaci era stata cacciata. Tutti questi ragunati insieme andarono a campo al castello della Rondine e di Sabino e altri luoghi circostanti alla città, e mossero guerra apertamente a quegli di drento. E non si confidando nelle proprie forze, mandarono ambasciadori al popolo fiorentino, che fu capo uno Domiziano di famiglia antica: i quali giunti a Firenze, domandarono aiuto e favore, mostrando, che nessuna lega aveva fatta la repubblica fiorentina nè più antica nè più diuturna che con quella parte degli Aretini, che allora si trovava fuori cacciata da' communi nimici, i quali erano della parte avversa: perocchè, subito dopo la morte di Federico, il popolo fiorentino, quasi ritornato in libertà, aveva fatto confederazione con questa loro parte; e che di poi questa medesima parte reggendo Arezzo, due volte le genti a piè e a cavallo insieme co' Fiorentini aveva mandato nel contado di Siena in quello anno che si fece la battaglia all'Arbia; e poi in quella zuffa v'erano stati morti più della compagnia loro che d'alcuni altri collegati.
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