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      Ancora, dopo uno lungo esilio e diminuzione di parte guelfa, quando il re Carlo venne in Toscana in favore delle parti amiche, era stato ricevuto quasi prima dagli Aretini che da alcuni popoli del paese. Dopo a queste cose, passando Corradino per la Toscana, gli avevano opposto le loro genti: e in tanto terrore della venuta sua, benchè una parte delle genti del re Carlo fossero state prese e morte in Val d'Arno innanzi agli occhi degli Aretini, nientedimeno loro erano stati fermi e costanti nell'amicizia del re. Al presente erano stati cacciati d'Arezzo, non tanto per la forza degli avversari di dentro, quanto per l'opera de' forestieri, i quali il vescovo Guglielmino da' suoi clienti e seguaci e da' tiranni vicini della parte ghibellina aveva ragunato: e trovando loro deboli per la divisione della plebe e della nobilità, li aveva cacciati d'Arezzo. Pregavano adunque, per l'antica loro amicizia e diuturna congiunzione, che volessero esaudire le domande loro; e che non volevano dimostrare appresso quella signoria, che era prudentissima, quanto importava, e quanta differenza era, che la parte inimica o amica tenesse lo stato d'Arezzo, massimamente considerato, che i Pazzi e gli Umbertini e simili uomini avversi alla commune libertà fossero quelli che la signoreggiassero al presente, co' quali in fine il popolo fiorentino aveva a pigliare la guerra. E molto importava da pigliarla ora, tenendo i loro amici tante castella, o a pigliarla poi, quando quelle, donde grandemente i nimici potevano essere offesi, fossero perdute.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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