Questo parlare mosse il popolo fiorentino e le menti de' cittadini in tal maniera, che fecero loro gratissima risposta, dimostrando quanto erano di buono animo verso di loro. Ma, per satisfare al loro desiderio, era necessario d'intendere la intenzione de' collegati: e così farebbero con più celerità che fosse possibile. Ragunati adunque gli oratori della lega, e consultata questa cosa, deliberarono di ricevere gli usciti d'Arezzo nella loro confederazione, e dare loro aiuto insino a tanto che fossero restituiti nella città. E a questo proposito poi rinnovata la lega, deliberarono mandare in loro aiuto cavalli ottocento, de' quali ne dettero di presente cinquecento: e il resto promisero di mandare quando fosse di bisogno. Avuto questo sussidio gli usciti d'Arezzo da' collegati, fecero ancora per loro medesimi grande numero di gente a piè e a cavallo: e messo insieme tutto quello esercito, correvano ogni dì insino alle mura d'Arezzo. Da questa oppressione mossi quelli di dentro, furono costretti ancora loro d'ogni luogo a richiedere gli aiuti della parte ghibellina: e divulgandosi la cosa, tutti gli usciti di Firenze e tutti i capi di parte ghibellina della Marca e del Ducato concorsero a' favori di quelli di dentro. E in questa forma la guerra e la contesa si cominciò da capo con grande sforzo delle parti.
In quello medesimo anno due volte s'apprese il fuoco in Firenze: prima nelle case de' Cerretani, di poi alle case de' Cerchi, che erano abbondantissimi di ricchezze: e fu molto maggiore l'arsione seconda che la prima.
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