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      E pertanto parve al popolo fiorentino, senza aspettare l'aiuto de' collegati, di mandare con ogni celerità quelle genti che fosse loro possibile. In questo apparecchio tanto subito fecero della terra cavalli ottocento, e a soldo ne tolsero dugento; e oltre a questo vi furono quattromila fanti. Sentendo gli Aretini la venuta di queste genti fiorentine, prestamente si levarono da campo; e tornati dentro nella città, e armata la moltitudine del popolo, uscirono fuori con fermo proposito di pigliare la zuffa; e venuti incontro a' nimici, ordinarono le squadre in battaglia. Ma i Fiorentini, inteso che gli avversari avevano assai più gente, si fermarono a Laterina: e solamente si mostravano d'in sul monte di sopra, e non discendevano alla pianura. All'ultimo, dopo una vana espettazione, senza fare pruova di battaglia, se ne partirono; e gli Aretini, partiti da Laterina, prestamente mandarono per la via di Bibbiena e del Casentino una parte delle loro genti, e corsero insino in Val di Sieve con tanto terrore, che drento dalle mura di Firenze si temeva. E per tale spavento furono subitamente rivocate le genti a Firenze.
     
      In questo medesimo anno del mese di dicembre venne una piova sì grande e sì continua, che il fiume d'Arno crebbe oltre a misura e allagò tutta la città, e alcuni edificii circostanti per la gran piova fece rovinare.
     
      Dopo a queste cose, venendo verso la primavera, le genti degli Aretini andarono a campo a Montevarchi; e preso che ebbero il castello, si mosse una parte di loro, e con grande tumulto corse insino a San Donato in collina presso a Firenze circa sette miglia, e misero a sacco tutto quel paese.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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