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      Di qui venne il desiderio al popolo d'abbracciare la repubblica e diminuire la nobilità. E stimò potere salvare la sua condizione, se riducesse in sè il governo della repubblica; perocchè la nobilità, non avendo oltre alle private forze ancora le pubbliche, non potrebbe sopraffare gl'impotenti, o veramente ovviare che le ingiurie non si gastigassero. Questa contesa durò lungo tempo nella città, e fu molto varia, come è la condizione delle cose umane. Alcuna volta questi, alcuna volta quegli ottenevano. Alle volte accadde, che i magistrati si creavano della nobilità e del popolo insino al tempo de' priori dell'arti: il quale modo e forma di governo fu molto popolare; e nientedimeno non fu ordinato da principio di popolani schietti, perocchè la legge solamente schiudeva gli scioperatori, e non vietava però che gli uomini nobili non potessero essere dell'arti. E furono insieme co' priori rinnovati i conventi e i segni di ciascuna arte, acciocchè, quando fosse di bisogno, si mettessero i cittadini in arme, per conservare il presente reggimento della repubblica. E a tenere ragione erano ordinati nella città due rettori: l'uno, il podestà, a conoscere le cause e le controversie; l'altro, il capitano, per difensione del popolo. Ma perchè egli accadeva, che per la nobilità si commettevano molti maleficj, i quali i rettori non avevano ardire di punirgli per rispetto che i nobili andavano accompagnati per la terra da moltitudine armata, e spesse volte le famiglie de' rettori erano percosse e battute, e la giustizia veniva a essere impedita, per questa cagione parve loro di creare il gonfaloniere della giustizia.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852