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      E non meno necessario fu questo provvedimento per gli offici che erano per sorte, che per petizioni. Queste, cose furono fatte in quello anno di fuori e drento, come abbiamo narrato.
      La state prossima i Fiorentini innanzi alla ricolta condussero di nuovo le loro genti nel contado d'Arezzo, sperando che gli avversari per continui danni, perdendo già la terza volta le ricolte, sarebbero costretti a ubbidire. Con questa intenzione condotte le genti insino alle porte d'Arezzo, e fatte alcune scaramucce, non sentendo che drento si facesse novità, si volsero a dare il guasto non solamente a' frumenti e alle biade, ma ancora alle viti e agli alberi intorno alla città: e poi che ebbero fatto grandissimo danno, si voltarono per la via del Casentino e disfecero alcune castella del conte Novello. Di poi ridussero l'esercito a Firenze.
     
      In quello medesimo anno i Fiorentini e Lucchesi e altri confederati rinnovarono la lega co' Genovesi, e mandarono il campo a Pisa. Avevano i Genovesi un'armata di quaranta galee. Il perchè i Pisani e per mare e per terra venivano a ricevere grandissimi danni, e non potevano a tante forze in alcuno modo resistere: e in fra l'altre cose fu loro tolto il castello di Livorno, e disfatte le torri del porto, e affondate alcune navi piene di sassi in su la bocca di detto porto, acciocchè fosse loro impedito l'uso e la commodità del mare. Dopo a questi danni, riducendo ognuno le sue genti a casa, i Fiorentini nella tornata presero alcune castella de' Pisani presso al fiume dell'Era, e fornironle di loro genti.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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