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      Io adunque dico, che il modo di levarsi da dosso questa servitù, non è molto difficile a conoscere: perocchè, se la ruina delle leggi è cagione della ruina della libertà, così, rilevando queste due cose, si verrà a rilevare la città vostra. E pertanto, se voi desiderate d'essere liberi (che lo dovete desiderare come la vita vostra), bisogna queste due cose restituire nella prima autorità, e con ogni sforzo e diligenza stabilirle. Voi avete molte leggi che pongono freno alle violenze, alle uccisioni, ai latrocinj, alle ingiurie e agli altri maleficj. Queste tali leggi spezialmente giudico, che contro a' potenti si debbano innovare, e aggiungere ancora dell'altre, perocchè, crescendo ogni dì la perversità degli uomini, è di bisogno di fare nuove provvisioni. Ma innanzi a ogni altra cosa stimo essere necessario, che le pene de' maleficj contro a' potenti s'accrescano. Certamente, s'egli è alcuno che voglia legare uno gigante e uno uomo piccolo, non userà uno medesimo legame, ma il gigante legherà colle funi o colle catene, e il piccolo colle corde o co' coreggiuoli. Similmente le pene, che sono i legami delle leggi, si debbono porre più forti contro a' più grandi e più potenti, perocchè quelle che noi abbiamo ora, non gli tengono. Ancora mi pare da aggiungere questo, che i consorti siano obbligati alle medesime pene, i quali si debbono reputare partefici del maleficio, perchè coll'ardire della famiglia il malfattore pare che lo commetta. Questi nostri giudicj due cose massimamente gli sogliono impedire: la difficultà delle pruove, e il mancamento di metterli ad esecuzione: perocchè i testimoni hanno paura degli uomini potenti, e per questo timore periscono i giudicj; e se pure le pruove si danno, il magistrato teme di giudicare.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852