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      I nostri antichi non sostennero di servire agl'imperadori romani, benchè il titolo e la degnità loro aonestasse la servitù. Voi patirete di servire a vilissimi uomini? Loro ancora sopportavano uccisioni e ferite e perdite delle proprie sostanze, e quasi infinite contese prendevano per le loro preminenze. Voi per timore e pigrizia vi siete sottomessi, come a tiranni, a chi voi dovreste domani dare. E' pare che uno popolo, cioè tanta moltitudine d'uomini forti, che hanno vinto nell'arte militare tutti i suoi vicini, e rotto mille volte i suoi nemici, tornando a casa, non si vergogni di temere questa o quella famiglia, e sofferire come servi la superbia loro. Io farò fine al mio parlare, acciocchè l'impeto non mi trasporti troppo oltre: perocchè, per reverenza io mi vergogno di riprendere il popolo; e dall'altra parte, quando mi ricordo di questa troppa pazienza, non mi posso quietare nell'animo, nè passarla con silenzio: ma voi solamente priego, che alla libertà e salute vostra proveggiate."
     
      Questa orazione fu attentamente udita; e ognuno commendò la sua grandezza d'animo. E così infiammati, a tale effetto s'ordinò una legge, la quale fu chiamata ordinamenti di giustizia, perchè fu data via e ordine, che venisse a sottomettere le famiglie potenti alla giustizia. Ma quante fossero le famiglie potenti contro alle quali fu ordinata detta legge, qui di sotto si dirà. Furono drento nella città notate per quella legge trentotto famiglie, e fuori della città furono molte, le quali stando alle loro possessioni, non facevano vicinanza civile a' menipossenti.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852