Per quello medesimo tempo si cominciò a edificare la chiesa di Santa Croce in quella maniera che al presente si vede, perocchè innanzi a quel tempo era in quello luogo una piccola chiesa molto disforme dalla magnificenza che noi veggiamo al presente.
Dopo la pace di fuori, subitamente seguirono le discordie drento, le quali dettero grande alterazione alla città: perocchè Giano della Bella, dopo la legge fatta contro alla nobilità, venne in tanta malivolenza de' potenti e invidia de' pari a lui, che ne fu cacciato in esilio, come spesse volte suole intervenire a quegli uomini, i quali hanno posto il fondamento del loro stato ne' beneficii de' popoli ingrati. Ma il modo della cacciata sua fu come appresso diremo. Egli accadde, che essendo nata questione fra consorti d'una famiglia nobile, uno d'infima condizione, favoreggiando a una delle parti, fu ferito e morto in sulla zuffa. E benchè non fosse noto per le mani di chi e' fosse stato morto, nientedimeno la fama di quello omicidio s'attribuiva a uno indubitatamente: il quale, rifidandosi o nella grazia o nella innocenza sua, comparì innanzi al rettore, e personalmente scusandosi, fu assoluto. Donde la moltitudine che aspettava la vendetta di questa uccisione, sentendo come era stato libero, subitamente volse ogni suo sdegno inverso di chi ne era stato giudice: e armata mano corsero alla casa di Giano della Bella gridando, che lui come padrone della libertà e autore della legge e vendicatore de' tiranni, gli soccorresse contro alla potenza de' nobili e la corruttela de' rettori.
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